Mario Schifano

MARIO SCHIFANO nasce a Homs, in Libia, nel 1934. Nei primi anni Quaranta si trasferisce a Roma e prima di essere assunto come assistente restauratore al Museo Etrusco di Villa Giulia, frequenta un corso di pittura insieme al padre. In seguito abbandona il lavoro per dedicarsi totalmente alla pittura e nel 1958 inaugura la sua prima personale alla Galleria Appia Antica, diretta da Emilio Villa. Già dall’anno successivo si afferma sulla scena artistica romana esponendo nella Galleria La Salita in una collettiva intitolata “Roma 60: cinque pittori”, curata da Pierre Restany. Insieme a lui anche Franco Angeli, Tano Festa, Francesco Lo Savio, Giuseppe Uncini, con cui prende parte al movimento “Scuola di Piazza del Popolo”. Per l’occasione Schifano propone una serie di monocromi su carta da imballaggio incollata su tela, con cui da prova di un’eccezionale pennellata inserita in uno o due campi cromatici; talvolta alternati dall’inserimento di sgocciolature o di parole non particolarmente definite. È evidente una certa influenza dalle coeve esperienze statunitensi, prima fra tutte quella di Jasper Jones. I colori utilizzati sono di derivazione industriale e questo rende la sua pittura ancora più vicina alle insegne stradali.

È del 1961 la seconda personale alla galleria La Tartaruga a Roma; mentre l’anno seguente il pittore Mario Schfano è presente alla mostra The New Realists a New York, occasione che gli offre la possibilità di interfacciarsi con la Pop Art, in anticipo di due anni rispetto alla Biennale di Venezia del ’64. Conosce la gallerista Ileana Sonnabend che nel 1963 lo porta ad esporre nel suo spazio parigino: i quadri di Schifano iniziano a riempirsi di scritte pubblicitarie tratte dalla cartellonistica dei paesaggi urbani o dagli spot, come quella della Coca-Cola. Rivisita iconografie dell’arte italiana e tematiche affrontate dalle avanguardie italiane del primo Novecento, interesse nato dalla frequentazione con Maurizio Calvesi, studioso impegnato nella valorizzazione critica del Futurismo.

Nel 1964 l’artista Mario Schifano partecipa alla Biennale di Venezia con dei lavori ispirati al paesaggio, allontanandosi dall’estetica pop; intanto inizia le prime sperimentazioni cinematografiche, e realizza diversi lungometraggi; ma a causa della mancanza di disponibilità economica accantona le sue ambizioni per il cinema rivoluzionario. Negli anni Settanta ferma lo scorrere delle immagini su tela, inserendole in una cornice nera simile a un monitor televisivo. Vive un periodo di crisi e si rifugia in una comunità in Asia, ma nel 1974 tiene un’antologica presso l’Università di Parma e negli anni Ottanta è invitato in diverse mostre di rilievo, curate da Germano Celant e Achille Bonito Oliva. La sua pittura si fa gestuale e materica e nel 1996 omaggia la televisione, ovvero la sua “Musa Ausiliaria”, con un’azione presentata in una mostra itinerante nel sud America tra il 1996 e il 1998, anno in cui si spegne a Roma.

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